Il residuo fisso dell’acqua: cosa è e come è possibile ridurlo!
Quando si parla di residuo fisso dell’acqua viene indicata la quantità di oligoelementi e di sali minerali presenti all’interno della stessa: si tratta di una caratteristica che varia in funzione del territorio di provenienza dell’acqua, visto che l’identità salina deriva dalle peculiarità del terreno in cui viaggia prima di giungere alla fonte.
Come si misura: per ottenere il valore di residuo fisso, il campione di acqua che deve essere preso in esame viene riscaldato in modo tale che arrivi a una temperatura di 180 gradi, con il conseguente allontanamento dei componenti volatili, ciò che resta viene misurato ed il valore è espresso in milligrammi per litro.
In base alla concentrazione dei minerali e degli oligoelementi il residuo fisso condiziona la classificazione delle acque:
- con un residuo fisso di più di 1500 milligrammi per litro, per esempio, si parla di acque ricche di sali minerali, che possono essere impiegate a scopi curativi ma unicamente dietro prescrizione medica;
- le acque medio minerali hanno un residuo fisso tra i 500 e i 1500 milligrammi per litro;
- quelle oligominerali scendono tra i 50 e i 500 milligrammi. Queste ultime possono essere bevute ogni giorno senza controindicazioni, in quanto hanno un contenuto ridotto di sodio e, al tempo stesso, hanno apprezzabili effetti diuretici.
Infine non possono essere dimenticate le acque minimamente mineralizzate, in cui il residuo fisso non supera i 50 milligrammi per litro: sono molto leggere e agevolano l’espulsione di calcoli renali di piccole dimensioni, oltre a stimolare la diuresi.
I Minerali contenuti nell’acqua.
I minerali che vengono presi in considerazione per il residuo fisso sono diversi: per il cadmio, per esempio, il limite non può essere di più di 0,003 milligrammi per litro; per il manganese di più di 0,50 milligrammi; per il rame di più di 1 milligrammo; per il nichel di più di 0,020 milligrammi; per il selenio di più di 0,01 milligrammi; e così via, fino al ferro, al calcio e al sodio.
A seconda del residuo fisso di questo o quel minerale, le acque possono essere foriere di benefici o causare problemi: l’acqua fluorata, per esempio, è raccomandata a coloro che hanno a che fare con patologie dentinali, mentre le acque ferrose non vanno bene per chi soffre di malattie gastriche, pur essendo indicate in caso di anemia. Le acque solforose, invece, aumentano la peristalsi e, quindi, servono a contrastare la stipsi.
Acqua a basso residuo fisso a chi è consigliata
Un’acqua a residuo fisso basso è indicata per chi soffre di calcolosi renale, per chi soffre di stati ipertensivi e per le donne in stato di gravidanza perché non va a sovraccaricare il lavoro che deve essere compiuto da reni già affaticati. Non bisogna mai dimenticare, infatti, che il compito dell’acqua è soprattutto quello di depurare e di idratare l’organismo, una necessità che si rivela ancora più pressante nel mondo odierno e in un contesto inquinato come quello delle città in cui viviamo: più il residuo fisso dell’acqua è basso e più facilmente questo scopo può essere raggiunto.
Come ottenerla
Non è detto, comunque, che l’acqua a basso residuo fisso si possa comprare unicamente al supermercato: volendo la si può avere anche direttamente a casa, intervenendo su quella che sgorga dal rubinetto della cucina con un depuratore ad hoc. Si tratta, in particolare, di ricorrere a un depuratore a osmosi inversa, da installare sopralavello o sottolavello a seconda dei casi. Chi è interessato a saperne di più ha la possibilità di ricevere fino a cinque consulenze gratuite da parte di installatori professionisti del territorio di riferimento, compilando il modulo collegato dal seguente link.
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