Filtri a carboni attivi per depuratori d’acqua: cosa sono e come funzionano
Affinché un depuratore di acqua possa funzionare al meglio è garantire le prestazioni auspicate, è necessario che esso sia munito di uno o più filtri a carboni attivi, il cui compito è quello di fare in modo che l’acqua potabile sia filtrata e, dunque, privata degli eventuali odori sgradevoli o del cattivo sapore che potrebbero caratterizzarla.
I filtri a carboni attivi acquistati su amazon
I filtri in questione, tuttavia, non si limitano a rendere più buona l’acqua, ma hanno anche la capacità di arrestare e di impedire il passaggio degli agenti inquinanti di dimensioni più grandi: è il caso, per esempio, delle alghe e dei sedimenti che a volte possono provenire dalle tubazioni e dalle condutture e che, ovviamente, sarebbe meglio non venissero introdotti nel corpo umano.
La porosità è la caratteristica più importante dei filtri a carboni attivi: proprio questa è la peculiarità che permette loro di trattenere molteplici tipologie di sostanze, come per esempio i pesticidi, ma anche altri inquinanti organici, quali i solventi e, soprattutto, i sottoprodotti che derivano dalle operazioni di disinfezione che vengono effettuate con il cloro.
Sono proprio alcuni di questi sottoprodotti ad alterare il sapore e l’odore dell’acqua: ecco che intervengono, allora, i carboni attivi, per una pulizia completa. Attenzione, però: i filtri non sono capaci di rimuovere i nitrati e i batteri.
Ciò non vuol dire che l’acqua che proviene da un depuratore sia contraddistinto da una concentrazione batterica elevata, ma semplicemente che il lavoro di rimozione di tali microrganismi è affidato allo sterilizzatore a UV e non ai filtri a carboni attivi.
Questi ultimi, inoltre, non sono in grado di modificare la durezza dell’acqua che viene trattata.
Bisogna ricordare di sostituire con una certa frequenza i filtri a carboni attivi: le loro caratteristiche, infatti, fanno sì che essi possano diventare un luogo di coltura dei batteri, o almeno di alcune tipologie.
Comunque lo sviluppo e la proliferazione batterica sono contrastati anche dalla presenza di un sistema, che è obbligatorio per legge, che dopo il trattamento disinfetti l’acqua: si tratta, appunto, dello sterilizzatore a cui si faceva cenno in precedenza.
A tal scopo possono essere usati, oltre ai raggi UV, anche l’argento e l’ozono.
Il meccanismo di funzionamento dei filtri a carboni attivi si basa sul principio dell’adsorbimento: in sostanza, le molecole di acqua attraversano i pori del carbone, che è un solido organico, e in questo passaggio vengono depurate delle sostanze nocive eventualmente presenti.
Attenzione, però, perché la capacità di assorbimento dei carboni attivi non è illimitata: arriva un momento in cui essi giungono a saturazione e non sono più in grado di trattenere le sostanze inquinanti.
Ciò vuol dire che è giunta l’ora di cambiarli. Ma come si può sapere quando è il momento di sostituire i filtri? Semplice: il depuratore avvisa l’utente con una spia, in modo tale da evitare qualsiasi rischio.
Per quel che concerne i costi, i modelli più convenienti hanno prezzi che si aggirano attorno ai 100 euro, ma è bene diffidare di soluzioni del genere, anche perché si tratta di filtri singoli privi di lampade a UV che garantiscono una sterilizzazione completa.
Prima di compiere un acquisto, inoltre, è bene verificare la presenza del marchio CE, sinonimo di sicurezza e qualità. In assenza di tale marchio è preferibile non fidarsi, perché si potrebbe avere a che fare con dispositivi costruiti con materiali che rilasciano sostanze pericolose o che deperiscono rapidamente.
Un modello di qualità di solito non costa meno di 600 euro, e comprende tutte le componenti necessarie oltre ai filtri a carboni attivi: il serbatoio di accumulo, la centralina per il controllo dell’esaurimento dei filtri, la membrana a osmosi inversa, e così via.
Va detto che il ricorso ai carboni attivi non consente di filtrare i pesticidi e i metalli pesanti: in generale, essi non possono trattenere quelle sostanze di dimensioni inferiori rispetto ai pori del carbone.
Ecco perché per una depurazione ancora più profonda c’è bisogno di fare affidamento sull’osmosi inversa.
I filtri a carboni attivi sono del tutto innocui per la salute, ma a condizione che ci si preoccupi di sottoporli a una manutenzione costante e regolare.
Essi vengono utilizzati nell’osmosi inversa per l’assorbimento del cloro: funzionano come pre-filtri che trattengono, tra l’altro, i sedimenti che – se non fossero ostacolati – rischierebbero di entrare in contatto con la membrana e di rovinarla.
Proprio la membrana è l’elemento più importante di un impianto: ma ciò non vuol dire che i filtri a carboni attivi non siano utili.
Anzi, senza di essi l’acqua non potrebbe comunque venire depurata. Il loro pregio è che sono facili da installare, con o senza l’aiuto di un professionista del settore.
Commenti recenti